(tratto da appunti raccolti durante una lezione di Andrea Terinazzi di Novembre 2012) di Simona Hirsch e Simone Chiarelli

Uno degli aspetti più difficili nel fare bonsai è costituito dalla programmazione dei lavori e delle diverse impostazioni che si devono susseguire negli anni sulla pianta, in modo da trasformarla da pianta da vivaio o prebonsai o pianta prelevata in natura, a bonsai da mostra. Spesso ci si trova di fronte una pianta che viene “smontata” pesantemente in occasione del primo intervento, ma sulla quale poi non si hanno idee su eventuali ulteriori interventi futuri. Fondamentale per il bonsaista è dunque quello di “vedere“ gli sviluppi futuri, sapere quale sarà la forma finale della pianta e programmare di conseguenza gli interventi negli anni. E’ necessario quindi che tutti gli interventi, anche i più piccoli, siano parte integrante di un disegno complessivo di lungo periodo. Le righe qui sotto provengono, seppur in parte integrate, da appunti annotati da Andrea Terinazzi in previsione della lezione da lui tenuta, in occasione del corso intermedio, a Novembre 2012.

1 Scelta del materiale

Il primo momento nella progettazione della pianta è costituito da un’accurata scelta del materiale.

Pregi e difetti

Un errore nella scelta della pianta da lavorare (difetti talmente evidenti che ne pregiudichino o ne limitino anche in futuro miglioramenti) porta ad anni di lavoro spesi nella direzione sbagliata e ad una pianta che molte volte rimane non valorizzata perché non gradita dal bonsaista. La scelta deve essere fatta senza fretta, con ponderazione e con riflessione, senza farsi prendere dalla volontà di acquistare per forza la prima pianta che ci passa sotto gli occhi. In un mondo ideale basterebbe applicare le regole che tutti i corsi per bonsaisti e i libri insegnano, ma in realtà difficilmente riusciremo a trovare materiale da «manuale»; quindi dobbiamo volgere l’attenzione su singoli elementi che caratterizzano la pianta. se i pregi superano i difetti (e se i pochi difetti presenti sono eliminabili/camuffabili nel tempo), allora possiamo procedere all’acquisto o al recupero della pianta.

Caratteristiche e regole

Il materiale di partenza deve essere bello. Tutte le operazioni che andremo a compiere devono essere fatte nel modo migliore. Cosa si considera bello nel bonsai?

  • la proporzione
  • l’asimmetria
  • il fatto che la pianta non deve essere né ripetitiva né artificiale.

Piante e buoi dei paesi tuoi

Da tenere molto in considerazione anche la scelta dell’essenza da acquistare: ai fini di tale scelta dobbiamo tener conto della posizione/altitudine (sul livello del mare) dove la pianta vivrà. I risultati migliori si ottengono solitamente coltivando essenze autoctone, evitando quindi, tanto per fare due esempi, di coltivare Larici in Sardegna e Sughere a Merano.

Da quanto tempo è espiantata?

Se la pianta è in giardino o bosco dobbiamo tener conto che le piante, prima di essere lavorate, dovranno superare lo shock dell’espianto e devono essere ben attecchite ed in salute: quindi i tempi della prima impostazione si allungheranno molto, dai 2 ai 5 anni dal prelievo.

2 Progetto

Una volta scelto il materiale e venuto il momento di poter lavorare la pianta, ci poniamo di fronte al nostro piccolo problema: che fare?

Disegno e analisi

Butteremo giù un progetto.

Con calma, inizieremo a studiare la pianta partendo dal basso poi salendo lungo il tronco, analizzandone tutte le angolature e ruotandola per valutare l’ipotetico fronte.

Se non si hanno idee chiare è meglio non lavorare ma analizzare la pianta a 360° e cercare di trovare tre o quattro possibilità alternative di realizzazione facendo alcuni schizzi che blocchino le tue visioni.

Faremo questo tenendo conto dello stile che più si adatta alle caratteristiche della pianta, scegliendo il fronte o i vari altri fronti possibili, e di conseguenza il primo ramo che, come sappiamo, darà l’indirizzo a tutta la pianta.

Il disegno non deve essere fatto da un artista ma serve solo a fissare le tue idee, anche se non sarà vincolante ma ci indicherà una linea da seguire, con varie metodiche per raggiungere il nostro progetto finale.

Analizzeremo tutte le parti facendo un programma di interventi per migliorare o nasconderne i difetti: dove è possibile correggere inizieremo a farlo, laddove non fosse possibile vedremo come nasconderli o camuffarli.

A volte un difetto può essere sfruttato, addirittura facendone il punto focale che caratterizza la pianta: ecco perché va tutto ponderato bene prima di procedere con tagli o pieghe soprattutto quando sono importanti. Meglio aspettare qualche giorno in più a fare un taglio importante che farlo in maniera affrettata e poi non poter più tornare indietro.

Non devono essere fatti interventi approssimativi e affrettati: tra il brutto e il bello non c’è continuità.

Importante è come uno si pone di fronte la pianta

Prima Regola: io non lavoro la pianta, io lavoro con la pianta
Seconda Regola: l’asimmetria è la finalità da raggiungere nel nostro progetto.L’impostazione di una pianta è l’inizio di rapporto a due, dove devi essere pronto a tornare sulle tue decisioni, se l’albero per vari motivi non risponde positivamente a ciò che ti eri prefissato.

3 Programma dei lavori

  • Prima impostazione
    Nella prima impostazione: vengono corrette le posizioni dei rami e del tronco usando il filo e i tutori (in questa fase su piegature importanti bisognerà usare tutte le tecniche di protezione, tipo rafia, nastri di gomma, tutori di sostegno a pieghe, dove utilizzati – o attrezzi per piegatura particolari); ai rami verrà applicato il filo solo sul primario e secondario, se ci sono.
    Seguirà un anno di coltivazione per consolidare le pieghe fatte. Le pieghe sono utili anche far penetrare meglio la luce nelle parti interne dei rami che normalmente sono spoglie. Il filo si toglierà quando inizierà a incidere la corteccia e verrà riposizionato nuovamente se il periodo lo consente.
    I rami verranno lasciati in numero superiore a quello che sarà il disegno del progetto: questo ci consentirà di avere strade alternative nel caso in cambiassimo parzialmente idea o nel caso in cui alcuni rami seccassero.
    In questa fase i secchi non si lavorano perché tutto il progetto è provvisorio.
  • Seconda impostazione
    Se tutto va bene e la pianta risponde bene si passa alla seconda impostazione, che consiste nel rivedere il disegno e cominciare a selezionare i rami e eventuali sostituzioni di apici sia sui rami primari che secondari; intanto avremo più conoscenza della pianta grazie all’analisi di come risponde alle nostre sollecitazioni, lavorazioni, tecniche di coltivazione e la sfrutteremo per raggiungere i nostri obiettivi.
  • Terza impostazione
    Anche qui, se tutto andrà bene passeremo alla terza impostazione che consiste nel lavorare le parti morte della pianta, dove ce ne sia la necessità, e una nuova filatura che stavolta riguarderà i rami secondari e terziari, visto che i primari e il tronco dovrebbero essere, a questo punto, già in posizione, al limite useremo dei tiranti per spostarli o abbassarli.
  • Quarta impostazione
    Siamo ormai alla quarta impostazione (che non vuol dire 4° anno) quindi la pianta verrà messa in vaso bonsai, radici permettendo.
    Nella scelta del primo vaso è meglio selezionarne uno un po’ più grande del previsto, perché a volte qualche centimetro in meno può costare la perdita della nostra pianta o nella migliore dell’ipotesi un fermo della stessa.
    Naturalmente nel progetto dobbiamo cercare il più possibile di rispettare il carattere della specie (un abete in uno stile a scopa rovesciata sarebbe molto improbabile).